Recensione a cura di Luigi Carmina, del libro di racconti “MURDER. OMICIDI A NATALE”, di Antonella Polenta.

“Murder. Omicidi a Natale”, quattro racconti appartenenti al genere giallo, con elementi horror in alcuni e thriller in altri, che li rendono coinvolgenti.

Il lettore si trova quasi a essere un personaggio tra i tanti, la cui personalità si intreccia con quella degli altri a costituire una trama molto fitta.
In quasi tutti i racconti il passaggio di scena in scena lascia il lettore stupito e allo stesso tempo crea una curiosità unica. Tre dei quattro racconti sono ben dettagliati e argomentati, il più breve è per di più geniale.
Accenni di geografia, storia e religione, rendono l’esposizione eclettica, senza superare mai i confini del narrato.
È tangibile la volontà di fuggire, di evadere, come nel racconto ambientato a Palermo, dove alcuni ragazzi decidono di provare un’esperienza forte, che in seguito si rivelerà addirittura cruenta.
È apprezzabile la cura con cui è stato affrontato il tema del confronto internazionale, della volontà dei personaggi di incontrare uomini e donne di altre nazioni, di conoscere l’alterità. Quanto detto si può leggere, ad esempio, nel desiderio dei ragazzi irlandesi di viaggiare e comprendere ciò che l’Italia può insegnare, attraversando l’intera penisola.
La scrittrice s’immedesima in modo eccellente con la vita, i personaggi e le caratteristiche culturali dei luoghi; sembra quasi fosse vissuta nei medesimi ambienti, talmente sono particolareggiate ed esatte le descrizioni apportate.
Nascosto tra le righe c’è un appello ai numeri, al numero 4 per l’esattezza. Si denota nel racconto proemiale, che gli omicidi compiuti nella stessa città scandinava seguono il percorso dei punti cardinali: nord, est e sud, lasciando l’incognita “ovest”. I quattro racconti seguono lo stesso percorso nord, est e sud, prendendo in esame però l’intero continente europeo, quindi il racconto sopra citato non è altro che uno specchio ridotto dell’intera opera. Inoltre, sempre considerando il susseguirsi delle storie, dei luoghi abitati dai personaggi e i loro spostamenti, ho riconosciuto una figura geometrica: il trapezio, riconducibile sempre al numero 4, disegnato come già detto sull’Europa.
Leggere questi racconti è un’emozione, parlarne è un onore.

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