Recensione di “Crop circles” a cura di Valentina Savoia

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Antonella Polenta, biologa e agronoma, nel 2020 pubblica con l’editore Pegasus Edition un libro con una trama piena di indovinelli e significati nascosti, il cui titolo già preannuncia un percorso magico, pieno di avventure e di grandi scoperte. Ad affrontare questo viaggio, sono tre giovani ragazzi, che dopo aver casualmente scoperto dei crop circles in un campo di grano, si ritrovano catapultati in un’altra realtà, incaricati di un’importante missione al fianco di grandi personaggi appartenenti all’Olimpo Assiro-Babilonese, ognuno dei quali, nel bene e nel male, darà un contributo essenziale per la loro crescita e formazione. Ad ogni ostacolo e tranello che si presenterà lungo il percorso, ognuno dei tre ragazzi avrà l’opportunità di misurare le proprie capacità individuando i propri punti di forza e di lavorare sulle proprie insicurezze: Gioacchino smetterà di sottovalutare le sue capacità intuitive; Marianna riuscirà a vedere sotto un’altra luce il rapporto con il fratello e Filiberto scoprirà essere un dono quella sua peculiarità che ha da sempre visto come un impedimento. Questi tre ragazzi così diversi tra loro hanno una cosa in comune, una facoltà che si rivelerà essenziale per l’inizio di questo importante percorso: l’immaginazione. Lo stesso Leopardi sottolineò l’importanza del “caro immaginar”, questa grande operazione che permette di raggiungere altre realtà andando oltre i limiti oggettivi e che molto spesso viene trascurata con il superamento della giovane età, quando c’è il rischio di perdersi nella quotidianità e di smettere di sognare. Non è quindi un caso che ad essere stati incaricati di quest’importante missione siano proprio tre giovani ragazzi: loro possiedono il “potere” di immergersi in un mondo lontano e diverso; ma soprattutto hanno la forza di affrontare le difficoltà affidandosi al loro legame di fratellanza, fedeltà e amore reciproco. Non resta difficile capire quindi in che senso si tratti di un viaggio non fisico ma interiore, basato sulla riflessione e sull’analisi di importanti questioni analizzate da diversi punti di vista: ogni animale, uomo, dio incontrato durante il percorso è personificazione di un valore o di un tema di importanza fondamentale, riscontrabile anche e soprattutto nella nostra attualità. Tra tanti, uno dei temi maggiormente affrontati è quello della fallacità dell’apparenza che ricorre in diverse situazioni, a partire dal “Regno del divenire” fino alla situazione particolare di Filiberto che se inizialmente a causa del suo mutismo era considerato l’anello debole del gruppo; alla fine si dimostrerà essere il condottiero a capo della missione proprio perché riuscirà a mettere le sue doti riflessive al sevizio del gruppo, dimostrando come a volte il parlare sia qualcosa di sopravvalutato.

Si può quindi dire che attraverso un avvincente racconto pieno di elementi fantastici e affascinanti; l’autrice pone il lettore di fronte a importanti tematiche dando l’opportunità di misurarsi e analizzarsi tanto quanto i protagonisti del racconto, permettendo anche ai lettori più giovani di cogliere il vero significato celato dietro ogni tappa del percorso, attraverso l’utilizzo di un linguaggio semplice e accessibile.

Valentina Savoia

 

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